di Elfriede Jelinek (2013)
traduzione di Luigi Reitani
mise en espace diretta da Claudio Longhi
con studenti dell’Università di Bologna

Sfida rigorosa a tutte le convenzioni e i pregiudizi teatrali comunemente accettati, la scena di Elfriede Jelinek si costruisce come luogo di una negazione assoluta, come terreno radicalmente vergine, disposto esclusivamente a pensarsi come altro da sé. Il laboratorio incentrato su Die Schutzbefohlenen (I rifugiati coatti) – una delle ultime creazioni teatrali dell’autrice tradotta appositamente da Luigi Reitani, costruita su di un abile travestimento del mito eschileo delle Supplici in una letteralmente tragica (o antitragica) cronaca delle carneficine che da mesi si consumano, giorno dopo giorno, nel canale di Sicilia (così come lungo tutti i confini a qualsiasi latitudine diuturnamente attraversati da orde di profughi e migranti) – intende, in particolare, esplorare la paradossale dimensione postdrammatica della strutturatissima drammaturgia jelinekiana, individuando, in particolare, il coro e la sua sfuggente relazione con il solista, quale chiave di volta dello scomodo teatro antiteatrale della ribelle (o rivoluzionaria?) Elfie-Elettra. (Claudio Longhi, dal sito del Cimes)
(Italiano) Appuntamento nell'ambito della stagione culturale promossa dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Apertura sala ore 20.30.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti