In disparte / Ravenna
© The Nobel Foundation (2004)
traduzione di Rita Svandrlik in Elfriede Jelinek: una prosa altra, un altro teatro, a cura di Rita Svandrlik Firenze University Press 2008. CC Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate” 3.0 Italia. Courtesy of Coordinamento editoriale, Dipartimento di Lingue, Letterature e Studi Interculturali, Università degli Studi di Firenze.
tre attrici tre città
Anna Amadori – Cesena
@ Teatro Bonci | 21 nov 2014 | h 18
segue incontro con Roberta Bertozzi, Chiara Guidi, Massimo Marino
Radio Zolfo con Elena Bucci – Ravenna
@ Ravenna viso-in-aria | 3 feb 2015 | h 21
Chiara Guidi – Bologna
per cause di forza maggiore la lettura di In disparte del 21 febbraio è spostata al 13 marzo, assumendo una nuova forma di lettura che comprende più testi di Elfriede Jelinek tra cui Ritornare! In Italia!, scritto dall’autrice appositamente per il Festival Focus Jelinek
@ La Soffitta | 13 mar 2015 | h 21
Segue incontro con Chiara Guidi
Scrivere è la dote della flessuosità, la dote di stringersi alla realtà?
Ci si vorrebbe stringere volentieri, ma cosa succede poi a me?
Cosa succede a quelli che la realtà non la conoscono davvero?
È talmente spettinata la realtà. Non c’è pettine che riesca a lisciarla.
I poeti vi passano e raccolgono disperatamente i suoi capelli in una pettinatura,
dalla quale prontamente di notte vengono perseguitati.
Nell’aspetto c’è qualcosa che non va…
In disparte è il discorso che Elfriede Jelinek ha pronunciato per il conferimento del premio Nobel per la letteratura nel 2004. La scrittrice non è andata a ritirare il premio a Stoccolma e ha inviato un video in cui lei stessa, davanti a un leggìo, legge il discorso.
Corpo a corpo dell’autrice con la lingua, con il ruolo che le riconosce e con la condizione in cui la lingua la pone quotidianamente. In disparte, in fuorigioco, nel tentativo incessante di stare dentro la realtà, svelare e dare voce alla memoria.
Tre attrici e tre città, per il testo che ‘entra’ nella scrittura e nella parola di Elfriede Jelinek, con il destino imbizzarrito, come un cane disobbediente che tira incessantemente il guinzaglio, assegnato alla lingua. «Io sono la prigioniera della mia lingua» e contemporaneamente, nell’intaglio tra realtà e rappresentazione, compone un modo, con il vento della realtà che afferra aggressivamente la «via» di essere autrice oggi.