Un pezzo per SPORT
Andrea Adriatico / Teatri di Vita
17 Feb 2015 h 21.00
Teatri di Vita
Bologna
18 Feb 2015 h 21.00
Teatri di Vita
Bologna
19 Feb 2015 h 21.00
Teatri di Vita
Bologna
20 Feb 2015 h 21.00
Teatri di Vita
Bologna
21 Feb 2015 h 21.00
Teatri di Vita
Bologna
22 Feb 2015 h 17.00
Teatri di Vita
Bologna
25 Ott 2014 h 21.30
Arena del Sole
Bologna
24 Ott 2014 h 18.00
Arena del Sole
Bologna
23 Ott 2014 h 21.30
Arena del Sole
Bologna
Un pezzo per SPORT
un’altra visione di Andrea Adriatico su Elfriede Jelinek
da Sport. Un pezzo di Elfriede Jelinek, traduzione Roberta Cortese
arbitro Patrizia Bernardi
titolari in campo Alberto Sarti, Andrea Fugaro, Anna Amadori, Carolina Talon Sampieri, Chiara Guadagnini, Daniela Cotti, Fabrizio Croci, Francesca Mazza, Gianluca Enria, Nunzio Calogero, Olga Durano, Saverio Peschechera, Selvaggia Tegon Giacoppo, Stefano Toffanin
a terra Eva Robin’s
luci, scene e costumi Andrea Barberini
con la collaborazione di Chiara Guadagnini
tecnica Francesco Bala, Rabii Sakri
grafica Albertina Lipari De Fonseca
foto Giulio Maria Corbelli
cura Daniela Cotti, Monica Nicoli, Saverio Peschechera, Davide Preti, Alberto Sarti
grazie a Stefano Casi, Giulio Maria Corbelli, Elena Di Gioia
una produzione Teatri di Vita
in collaborazione con Emilia Romagna Teatro, Festival Focus Jelinek
e il sostegno di Comune di Bologna – settore cultura, Regione Emilia-Romagna – servizio cultura, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
a Franco
prima assoluta ottobre 2014
«io non compaio, al massimo vado e vengo, mi siedo in silenzio, mi rialzo, senza che nessuno se ne accorga. in me tu vedi la personificazione del disprezzo che mi colpisce e mi viene incontro; persino nel mio bell’appartamento immerso nel verde, ma scostante, puoi leggerlo, il disprezzo. lì non ho bisogno di persone…»
Fare sport. Mente, corpo, spirito e ideologia. Decine di persone in corsa per la forma fisica, per definire la propria immagine. NOI, MASSE. Non è già questa una visione straordinariamente teatrale? Non ha già di suo la potenza di una storia umana incredibile, che trascende le lingue, le religioni, le razze, le epoche e in un colpo solo le abbraccia tutte con un nuovo colpo di classicismo? Non c’è per esempio tutto il novecento e duemila? L’esaltazione della razza, l’agit prop, le adunate “fascionaziste”, o l’uomo massa espressionista? Non ci siamo dentro? Per aderenza o sottrazione ci siamo noi. Interi. Immersi. Lo sport. Per parlare di vita. Forse proprio per questo lo sport è tale: mette in movimento un corpo per separarlo, grazie alla fatica, quanto più possibile dai pensieri. Affaticare le membra per recuperare la lucidità interiore. Gli uomini e le donne di quest’opera di Elfriede Jelinek sono appunto pezzi di un discorso sulla vita, sulla finitezza, sulla corporeità ma allo stesso tempo un pensiero inquieto sul senso primo del vivere.