azione scenica di e con Fiorenza Menni
in collaborazione con Karin Andersen (voce registrata) e Alessandro Gaffuri (suono)

precede la proiezione del film “La Pianista” di Michael Haneke (2001)

produzione Ateliersi e Festival Focus Jelinek

L’azione Un volto senza armi di e con Fiorenza Menni è stata appositamente creata per il Festival Focus Jelinek.

Il testo Un volto senza armi è una dedica scritta da Elfriede Jelinek per il volto di Isabelle Huppert, straordinaria protagonista del film La pianista di Michael Haneke (2001), tratto dal romanzo La pianista di Elfriede Jelinek (1983) e da lì, alla forza del volto delle attrici.

“Lo scritto che Jelinek ha dedicato al volto di Isabelle Huppert può essere visto come un saggio sul lavoro dell’attore. Al riguardo però la scrittrice non dà indicazioni né sulla tecnica né sulla funzione di Huppert interprete ma, riportando dei fatti, ci conduce ad accostare l’essenza del suo essere attrice all’essenza della sua persona. D’altronde questa è la principale qualità attoriale: una profonda nettezza personale che genera ampia accoglienza. Jelinek si muove dunque attorno ad una base molto solida: la precisa qualità di Isabelle Huppert. Ed è questa forza centrale e tonica che permette alla scrittrice le evoluzioni narrative che fanno bramare al lettore il volto dell’attrice. Per condividere con il pubblico questa articolazione di movimenti ho immaginato un preludio alla visone de La pianista che possa fare inciampare nella semplicità dei meccanismi attoriali.”.

Fiorenza Menni

 

“Mentre vi guarda, il volto di Isabelle Huppert scioglie la contraddizione che gli è propria e che fino a quel momento incarnava. Immagine positiva e negativa. Pellicola che non avrebbe neanche più bisogno di essere sviluppata. E una di quelle attrici che hanno la testa ben piantata sulle spalle pur perdendola in continuazione. Un’attrice che resta aggrappata al suo volto in modo del tutto immotivato, dal momento che non avendo nessuna meta da inseguire non correrebbe certo il rischio di perderlo in corsa. Del resto sa bene che quel volto non lo conserverà perché prima o poi sbiadirà comunque, sfumerà nel nuovo di cui assumerà le sembianze, annullando questa contraddizione come tutte le altre, compresa quella che gli è propria. Forse per un attore recitare significa questo: mostrare sempre un qualcuno in preda a contraddizioni, anche quando in sé è pacificato. Mostrare qualcuno sempre in lotta con se stesso. Il volto di questa attrice combatte contro avversari immaginari una battaglia che consiste proprio nel dichiararsi senza dichiarare guerra. Non è un gioco da ragazzi per una donna trasformarsi nell’altra che le si chiede di diventare; invece, il volto a cui si chiede di riflettere questo processo si presta al gioco senza nessuno sforzo apparente. Non perché si rifiuti di ammettere o di tollerare la contraddizione, ma semplicemente perché la ignora”.

Elfriede Jelinek